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Tramonto d'Inferno di Antonella Di Martino: Un conto alla rovescia verso la fine del mondo. Mancano poche ore alla fine e Antonella Di Martino ci conduce in un thriller avvincente e mozzafiato. Recensione di Alessandria today
Tramonto d'Inferno è l'ultima fatica letteraria di Antonella Di Martino, un romanzo che tiene il lettore con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina.
Tramonto d’Inferno è l’ultima fatica letteraria di Antonella Di Martino, un romanzo che tiene il lettore con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina. Ambientato in un mondo che sta per finire, la storia racconta le ultime ore dell’umanità attraverso lo sguardo di diversi personaggi, ciascuno alle prese con i propri demoni interiori e con un destino ormai inevitabile. Il titolo non lascia…
#Antonella Di Martino#Apocalisse#catastrofe#conto alla rovescia#Crisi esistenziale#crisi interiore#Emozioni Umane#esistenza umana#filosofia esistenziale#fine del mondo#fine dell’umanità#introspezione#letture appassionanti#libri di narrativa italiana#libri sul destino#lotta contro il tempo#narrativa contemporanea#narrazione a capitoli#personaggi complessi#Resistenza Umana#Riflessione sulla vita#riflessioni sulla morte#romanzi avvincenti#romanzi drammatici.#romanzi intensi#romanzi profondi#Romanzo italiano#romanzo post-apocalittico#storie emozionanti#survival thriller
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Monografia: 𝗘𝘃𝗶𝗹 𝗗𝗲𝗮𝗱 𝗜𝗜 📹
𝗘𝘃𝗶𝗹 𝗗𝗲𝗮𝗱 𝗜𝗜, diretto da 𝐒𝐚𝐦 𝐑𝐚𝐢𝐦𝐢 e uscito nel 1987, è un film significativo nel genere della 𝑐𝑜𝑚𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎 𝘩𝑜𝑟𝑟𝑜𝑟 che fonde elementi horror a umorismo nero; la pellicola è sia sequel che quasi remake del film originale 𝐓𝐡𝐞 𝐄𝐯𝐢𝐥 𝐃𝐞𝐚𝐝 (1981), spesso citata come uno dei più grandi film horror mai realizzati, consolidando lo status di Bruce Campbell come figura iconica del genere. La sua narrazione creativa e le battute memorabili hanno contribuito alla sua duratura popolarità, influenzando innumerevoli registi e stabilendo un modello per i futuri capitoli del genere.
Bruce Campbell ha spiegato di aver coniato il termine "𝗦𝗽𝗹𝗮𝘁𝘀𝘁𝗶𝗰𝗸" per descrivere il loro approccio unico motivato dal desiderio di rendere l'esperienza piacevole piuttosto che puramente terrificante, poiché erano stanchi che il pubblico svenisse durante le proiezioni del primo film (😂).
Le disavventure slapstick di Ash mentre combatte contro forze soprannaturali, evidenziano efficacemente la miscela di generi; le angolazioni di ripresa innovative e gli stili di montaggio rapidi contribuiscono a creare un'atmosfera caotica ma divertente, incorporando un umorismo che ricorda The Three Stooges in cui i personaggi spesso affrontano situazioni assurde che portano alla commedia.
Il progetto nasce grazie al supporto di Stephen King e del produttore Dino De Laurentiis, che fornirono un budget maggiore a Raimi; girato nella Carolina del Nord e nel Michigan, Evil Dead II è noto anche per l'uso innovativo di effetti speciali, tra cui l'animazione in stop-motion e la collaborazione di artisti famosi come Tom Sullivan e Greg Nicotero.
Dettagli chiave:
Scrittori: Sam Raimi, Scott Spiegel Produttore: Robert Tapert Attori: Bruce Campbell, Sarah Berry, Dan Hicks Fotografia: Peter Deming Montaggio: Kaye Davis Musica: Giuseppe LoDuca Società di produzione: Renaissance Pictures Data di uscita: 13 marzo 1987 Durata: 84 minuti Budget: 3,5 milioni di dollari Incassi al botteghino: 5,9 milioni di dollari
#𝗘𝘃𝗶𝗹 𝗗𝗲𝗮𝗱 𝗜𝗜#𝐒𝐚𝐦 𝐑𝐚𝐢𝐦𝐢#1987#𝑐𝑜𝑚𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎 𝘩𝑜𝑟𝑟𝑜𝑟#umorismo nero#Bruce Campbell#𝗦𝗽𝗹𝗮𝘁𝘀𝘁𝗶𝗰𝗸#Scott Spiegel#animazione in stop-motion#Tom Sullivan#Greg Nicotero#Stephen King
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The Lost Tomb 2: Explore With The Note
"Voleva che venisse scoperto tutto e allo stesso tempo che rimanesse un segreto per sempre." [CIT]
Il sottotitolo non è casuale. non lo è mai
Ancor più se si parla di Lost Tomb, patria dei giri a vuoto, di cose inspiegabili e di informazioni inutili, abitata da gente perlopiù bipolare e con gravissimi problemi di comunicazione.
Ok, lo ammetto. Non avrei dovuto vedere questa stagione subito dopo l'altra: di solito lascio mantecare per un annetto prima di ributtarmi su una storia. La saga di High and Low l'ho finita in più di 5 anni, per dire.
Tuttavia, un po' gli spoiler, un po' i libri che sto leggendo e soprattutto la consapevolezza che con le serie siamo all'inizio e ancora manca un bel po', ho deciso di andare avanti un pelino.
A proposito del libro: non è il momento di parlarne qui ma una cosa la voglio dire. Io pensavo che Martin, l'autore di Game Of Thrones fosse un maledetto che gode nel farci soffrire non finendo mai quei benedetti libri. Ma Xu Lei, l'autore di Lost Tomb è addirittura ad un livello superiore. In confronto Martin è un novellino.
Xu Lei infatti, ha scritto libri - come Mystic Nine - ma non ha mai finito (e mai lo finirà se me lo chiedi) facendo lo sceneggiatore per la serie e concludendo la storia su pellicola. La sua libreria è composta dalla storia principale di Lost Tomb e poi ci sono un infinità di storielle, pezzi, on-shot, sparsi ed incompleti che giacciono lì... tu inizi a leggere una storia, una ventina di capitoli e poi stop. Non c'è altro. La narrazione si chiude e non saprai mai cosa accadrà.
Perché d'altronde questo è Lost Tomb e sia mai che chiarezza, ordine e linearità siano presenti!
Ma lo si ama anche per questo.
Tornando alla stagione in esame, per certi versi è andata meglio delle precedenti. Per altri versi invece, è stata agghiacciante.
Dunque, la prima cose che voglio dire è che la trama ha un senso e le cose vengono spiegate.
E lo so che per molti di voi questa è la base per qualsiasi cosa. Ma chi segue questo capolavoro ed è arrivato come me al 4° prodotto visto ormai, conosce l'architettura fatiscente e approssimativa delle stagioni passate. I buchi di trama, personaggi che compaiono e scompaiono a seconda dell'esigenza, cose e eventi che accadono senza un perché...il solito insomma. Senza contare i tagli delle scene, il montaggio strano, le musiche fuori contesto...
In questa stagione invece, tutto prosegue con una linearità sconcertante. Sono pochissimi gli eventi inspiegabili - per lo più nel finale - e la narrazione è abbastanza fluida e chiara. Si capisce perché si fanno le cose e cosa vogliono certe persone. Sono rimasta basita da tale "ordine e disciplina."
Certo, rimangono i molti misteri (per citare @lisia81: risolvi un enigma e te ne spuntano fuori altri tre) ma nel complesso, sono sbalordita da come io sia riuscita a seguire le vicende di questa avventura senza mai perdermi o alzare bandiera banca scoraggiata.
C'è da dire che la serie non parte benissimo. Già alla prima puntata sorgono i primi problemi quando mi accorgo che c'è qualcosa che non va. Tolto il re-cast di mezzo cast che ti costringe a giocare a "indovina chi".
La stagione sembra iniziare non dalla fine della stagione precedente...ma da prima ancora. Tipo dalla 35° puntata su 40 in tutto. In pratica, stavo vedendo il finale della seconda stagione ma girata in modo diverso. E qui, Signori, mi si sono spalancate le porte dei Cieli:
Hanno cancellato gli ultimi episodi della stagione e li hanno rigirati in un modo completamente diverso, con una storia diversa, eventi diversi e attori diversi.
Ragazzi, questa è avanguardia altissima. Ma dove la trovate un altra serie che se ne sbatte così platealmente di quanto già fatto e modifica la storia dove e come cazzo gli pare?!! Torna indietro, va avanti...fa come cazzo vuole.
Tralasciando questo momento di arte pura, la serie come ho scritto, trova alla fine una sua linearità e prosegue senza grossi problemi fino alla fine.
Anzi, faccio la caga cazzi e mi lamento di questo fatto: è vero che le stagioni precedenti sembravano fatte da scimmie sbronze e strabiche...ma almeno erano divertenti! Le risate che mi sono fatta per tutte le cose inspiegabili e fatte male non me le porterà via nessuno.
Explore with The Note invece, mi toglie tutto il divertimento scegliendo di farmi vedere 24 puntate di stanze oscure, tombe, passaggi nel terreno, altre stanze, corridoi, bare. Con i nostri che vagano per questi luoghi quasi senza mai incontrare roba eclatante. Pochissime scene d'azione e ancor meno di esplorazione della tomba. Siamo semplicemente andati a dritto!
L'unico guizzo ci viene dalla scoperta della squadra archeologica morta malissimo nella stanza del tesoro ed il cui ritrovamento, apre mille parentesi di cui dopo parlerò.
Ma per il resto, ho trovato questa stagione un po' piatta ed a tratti noiosa. Cosa che Lost Tomb non può essere! Tutto gli si può dire a questa serie, tranne che sia noiosa.
Credo che questo possa esser "colpa" anche del punto centrale della vicenda, ossia l'identità dello Zio di Wu Xie ed i sospetti - che poi diventano certezza nel finale - che si scambi di ruolo con l'altro Zio quando nessuno guarda. Se da una parte sono contenta che si sia risolto il mistero dello Zio, dall'altra parte mi domando se inserire questa dinamica del sospetto e della fiducia del lead per lo zio per TUTTI i 24 episodi, sia stata la scelta migliore.
Explore With The Note infatti, sembra concentrarsi troppo su questo, con millemila scene del povero Wu Xie che guarda con sospetto, poi con fiducia, poi di nuovo con sospetto sto benedetto parente, portando il mistero a livelli oceanici.
Anche perché poi, se ci pensi, lo Zio spiega il motivo di questo switch che dura da quasi vent'anni ed ha portato alla follia mezze famiglie, in due righe: nella vecchia spedizione alla tomba sottomarina c'era qualcosa di strano. C'era una talpa. Hanno tentato di farli secchi ma non sapendo chi fosse il nemico, hanno deciso questa linea d'azione per scoprire chi fosse e perché. Punto.
Interessante come QUESTO MISTERO CHE DURA DA 3 STAGIONI sia stato spiegato in 3 righe di sceneggiatura. Grazie Lost Tomb.
E visto che abbiamo toccato l'argomento "vecchia spedizione" nella tomba sottomarina, poiché conosco gli spoiler non dirò molto, se non che Wu Xie, anima pia, NON HA DETTO NE ALLO ZIO NE A POKER FACE NE A XIA YUCHEN del ritrovamento.
E che li hai scoperti a fare?!!
Cioè, trovi un gruppo di persone che dovevano essere presumibilmente scomparsi in mare, nel mezzo di una montagna a ottomila km da dove dovrebbero essere. Un gruppo che metà dei tuoi conoscenti cerca disperatamente. Un gruppo di cui faceva parte anche tuo zio e... niente. Stanno là. A prendere il sole.
Ma Cristo di D...!!
La cosa meravigliosa è che dopo questo ritrovamento, appare anche Xia Yuchen che litiga con Wu Xie proprio per il coinvolgimento dello Zio su questa faccenda. Ed accanto a loro stanno sti cadaveri. Io boh. Senza parole.
Non commenterò poi il fatto che Xia Yuchen abbia convenientemente trovato Wu Xie e suo Zio girando a caso per una tomba millenaria e sapendo benissimo dove, quando e come incontrarli.
Xia Yuchen arriva dove deve arrivare, bello come il sole, vestito come un modello, scortato da persone armate come un esercito d'occupazione, fa le sue cose...e se ne va.
Amen.
Ed ora, svisceriamo il vero grosso motivo del perché questa stagione sia stata per me agghiacciante: Wu Xie, Poker Face, La Bromance e la Love Story. Più Ning che fa contorno.
Partiamo proprio da lei: Ning. Nella passata serie l'avevo trovata insopportabile. In questa invece, almeno per gran parte della storia, mi sono trovata a doverla rivalutarla. Acquisisce finalmente un suo spessore e personalità, mostrando chiaramente il suo conflitto tra la fedeltà verso il "padre" e la consapevolezza di non star facendo esattamente la cosa giusta.
Peccato che, appena Cox si presenta in scena, torni ad essere un burattino senza anima. Senza idee, atti di ribellione, conflitti...niente. C'è la scena dove suo padre lascia finalmente questa valle di lacrime e lei sta lì che se lo guarda. Non è che so...prova a salvarlo, gli urla dietro, spinge Wu Xie nel portale, caga per terra... qualsiasi cosa! Sta lì, immobile.
Chiariamoci, lo spettatore sa perché lei è così sottomessa al "padre" e pronta anche a morire per lui. Ma arrivata a questo punto, mi aspettavo un minimo d'evoluzione emotiva. Anche perché, i complimenti di cui sopra, che glieli ho fatti a fare allora?!
Ancor peggio della Signorina, sono i due lead. Presi singolarmente ed in coppia.
Molti commentano la caratterizzazione e la recitazione dei due, facendo paragoni e confronti con il libro, cosa che io vorrei invece evitare. Non credo che per comprendere appieno un personaggio ci sia bisogno di aver letto anche il libro. Semmai il raffronto lo puoi fare per come sono resi i personaggi nelle stagioni precedenti.
Certo, questo è Lost Tomb che aumenta la difficoltà cambiando gli attori principali ogni stagione, con il risultato che in tre prodotti tu hai tre interpreti diversi che ovviamente rappresenteranno i loro ruoli, tutti in un modo diverso.
Solo che questa volta, per dirla male, si è pisciato fuori dal vaso.
L'attore di Wu Xie sembra una ragazzetta adolescente incapace di trattenere le sue emozioni con pochissimo autocontrollo e ancor meno sicurezza in se stesso. Litiga con Fatty per via della sua collaborazione nascosta con Cox mentre sottobanco collabora con Ning, portando il bipolarismo dunque a livelli estremi. Ma il bipolarismo è una caratteristica della famiglia Wu in generale.
E' la recitazione che proprio non mi è piaciuta. A tratti esagerata, isterica. Ovviamente c'è da tenere in considerazione tutte le vicende del personaggio e quello che emotivamente sta passando. Ma dopo 4 tombe (5 con questa) e aver visto le peggio cose, considerando anche la caratterizzazione dell'altro Wu Xie nella stagione precedente, ho trovato la sua resa troppo emotiva.
Peggio ancora Poker Face. Lo sapevo che dovevo tener di conto quel raro sorriso delle stagioni precedenti perché mi sarebbe dovuto bastare per un bel po'.
qui, quando Poker Face aveva ancora espressioni.
Il suo interprete infatti, ha deciso di rendere il suo personaggio il meno espressivo possibile. Con il risultato che ogni volta che lo inquadravano, mi pareva di guadare il Ken della mia vecchia Barbie:
Ora, i personaggi misteriosi, poco loquaci, inclini a stare nell'ombra, sono difficili da rendere poiché devono mostrare tutte la sfumature di chi sono, facendoli conoscere al pubblico, tramite sguardi, espressioni, movenze.
Maestro in tal senso, è il Lan Zhan di The Untamed, interpretato da un magistrale Yibo che è riuscito a caratterizzare e farsi capire dicendo in tutto 4 battute nell'arco di più di 40 episodi. La sua espressione diceva tutto: rabbia, tristezza, angoscia, serenità, preoccupazione....
Poker Face è un personaggio per certi versi simile, pur avendo " perso l'uso della parola" per motivi e storia diversi.
Per questo, pur comprendendone la difficoltà, trovo piattissima e vuota l'interpretazione di questo personaggio in questa stagione: rega' a me sembrava un robottino. Non aveva espressioni.
Tanto più che non si registra proprio la sua presenza. C'è o non c'è è uguale. Nelle stagioni precedenti, anche se Poker Face non parlava, ne percepivi la presenza accanto ai personaggi. Invece in questa stagione, nonostante se ne sia stato parecchio per i fatti suoi, quando c'era, non ne ho mai percepito la presenza. Mancava proprio di carisma e personalità.
E cosa succede quando questi due sono assieme? niente.
Se c'era una cosa in cui Lost Tomb era davvero bravo, era la bromance e la chimica tra i ragazzi del Triangolo di ferro: i loro battibecchi, le dinamiche interne al trio e al duo WuXie&Pokerface erano fantastiche da vedere e ti divertivano tantissimo. Senza parlare della plateale lovestory tra quest'ultimi, rei di aver avuto una chimica spettacolare che manco i BL thailandesi avrebbero potuto sperare di avere.
d'altronde se 2/3 delle fanficion che girano su internet sono storie porno tra sti due, un motivo ci sarà.
Qui invece, tutto sparito. C'è amicizia tra i tre - soprattutto tra Wu Xie e Fatty - ma manca quell'intesa che li facevano quasi sembrare una cosa sola.
E' quindi stato per me angosciante vedere questa dinamica andare a Signorine e Buonasera, rimpiangendo i giorni in cui Wu Xie e Poker Face si guardavano con gli occhi a cuore circondati dai cadaveri, sembrando pronti ad andare a copulare dietro ad una bara.
Anche perché era una delle poche cose buone della serie. Per dire.
(riprendiamoci con Sua Maestà Xie Yuchen e la sua figaggine)
E ancor più angosciante è stato il finale: uno dei più insoddisfacenti mai realizzati, sotto tutti i punti di vista.
Dal punto di vista emotivo l'ho trovato terribile: Poker Face arriva da Wu Xie, lo guarda - sempre con la stessa espressione vuota - gli dice:-"Addio" ed entra nel portale. Con Wu Xie che trattenuto da Fatty, alza la manina verso il portone, con sul volto un espressione che non saprei bene come definire. Scioccata? Spaventata? Triste?
Questa scena sarebbe stata magnifica emozionalmente parlando se 1) la recitazione fosse stata migliore 2) avessero approfondito la relazione tra Wu Xie e Poker Face durante l'arco della stagione e 3) ci fosse stata un po' più d'intensità. Se ci fossero stati gli attori dell'altra stagione con la loro chimica, questa scena mi avrebbe strappato l'anima ed il cuore. Avrei pianto per giorni.
Dal punto di vista logico anche, non si è capito cosa sia successo. Perché il portone si è aperto due volte? Perché Poker Face è andato dentro? ok, lo so perché ma darci un indizio? perché il proprietario della Tomba si è svegliato proprio in quel momento? cioè, sto stronzo dorme da secoli. Poi arrivano i nostri e si sveglia?! Così, de botto! e poi, perché sto tizio sembrava uscito da Final Fantasy?
E ancora, perché Cox voleva Wu Xie? nella serie mi è sembrato di capire che Cox volesse il corpo del Lead. Gli fa tutto un discorso su quanto sia giovane, intelligente e con il sangue meglio dell' Autan quindi ho interpretato che volesse fare uno switch tra loro due. Però appunto, è una mia interpretazione.
Che mi auguro che sia sbagliata perché se è questo il motivo di tutto sto giro per la Cina, mi domando perché Cox non abbia preso un giovane random per la via. Voleva Wu Xie per il sangue? Ma per farci cosa? a meno che Cox non pensi di girare per tutta la vita tra le tombe, cosa te ne fai di un sangue che respinge gli insetti?! per passare delle estati sereno senza i pizzichi di zanzara?
La cosa ancor più pazzesca è il modo in cui nel finale, hanno deciso di rivelare le cose:
Come detto sopra, i due Zii spiegano un piano durato vent'anni, un mistero assurdo che ha coinvolto mezza Cina - tra cui il lead - che ha perso 3 stagioni per essere portato in campo, in meno di 3 minuti. Con un mezzo spiegone contornato da qualche flashback.
Idem Cox, che come ogni buon villain, racconta i suoi obiettivi alla fine della sua vita. E siccome sto tizio ha vissuto una luuuuuuunga vita, incrociando anche il cammino dei Mystic Nine, ti aspetteresti almeno dieci minuti di retroscena. E invece sto stronzo, ci fa esposizione - si vede che proviene dalla serie di Mystic Nine, Regina di questa pratica - raccontandoci a grandi linee e rimanendo il più vago possibile su cosa ha fatto e perché. Chiudendo il tutto In meno di 5 minuti.
Dici te: non avranno avuto tempo. Però oh, 3 minuti di puntata di Xie Yunchen che va a parlare con la Nonna Huo del nulla cosmico, quelli sì. Il tempo per quello c'era.
Io vorrei tanto sapere come gli autori di questa serie gestiscono il minutaggio: per alcune cose ci perdono interi episodi. Per altre - le più importanti - le fanno raccontare nel modo più sbrigativo possibile.
Comunque sia, il risultato di questo finale è stato grandemente insufficiente. Aveva tutte le carte in tavola per essere un mezzo capolavoro ma ha preferito afflosciarsi tipo sufflè.
Conclusione: drama che non consiglierei manco al mio peggior nemico, risultando il peggiore della Saga visto fino a mo'. Per una narrazione più lineare paghiamo un prezzo troppo alto che non sono onestamente disposta a spendere. Gli altri erano fatti peggio ma divertivano e mi regalavano anche della bella bromance e love story. Gli do comunque un punto in più per i vari collegamenti con le vecchie stagioni e per aver risolto alcuni dei misteri che ci portavamo appresso da tantissimo.
Voto: 6=
#the lost tomb: explore with the note#cdrama#chinese drama#wu xie#poker face#zhang qiling#lost tomb#fatty#Zhang qi ling#the lost tomb
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Da Jurassic Park a Jurassic World: I 15 momenti migliori della saga
"Possiedo un'isola, al largo del Costa Rica." Con queste parole, John Hammond (Richard Attenborough) diede il via ad un viaggio indimenticabile, nell'estate del 1993. Destinazione: Jurassic Park, il più spettacolare parco divertimenti mai costruito, ma anche il più pericoloso. Il film di Steven Spielberg, basato sull'omonimo romanzo di Michael Crichton, fu un autentico fenomeno al box office mondiale, incassando quasi un miliardo di dollari (somma poi raggiunta nel 2013 con la riedizione in 3D), e vinse tre Oscar per gli effetti speciali e sonori.
Una scena di Jurassic Park
Seguì poi Il mondo perduto: Jurassic park, diretto ancora una volta da Spielberg, e poi Jurassic Park III, con Joe Johnston in cabina di regia. La morte di Crichton nel 2008 aveva teoricamente congelato qualsiasi piano per un quarto episodio, ma alcuni anni dopo il progetto venne riavviato e nel 2015, ventidue anni dopo l'inizio della saga cinematografica, è uscito Jurassic World, inizio di una nuova serie di avventure, seguito da Jurassic World 2: Fallen Kingdom del 2018 e Jurassic World 3: Dominion nel 2022, ma molto presto un altro film si aggiungerà alla saga anche se per ora non si hanno molti dettagli sulla trama e la partecipazione di Scarlett Johansson. Questa è la nostra lista dei quindici momenti più memorabili della saga ideata da Crichton e Spielberg. Ovviamente si sconsiglia la lettura a chi non abbia ancora visto i film, poiché la classifica contiene qualche piccolo spoiler…
15. L'attacco dei volatili
Jurassic World: l'attacco dei rettili alati
I fan degli pterodattili dovettero attendere la fine de Il mondo perduto: Jurassic park per vederli in un breve cameo, dato che per motivi tecnici e finanziari non fu possibile utilizzarli nel primo episodio. I dinosauri volanti furono poi ripescati ed utilizzati come si deve nel terzo capitolo, con una sequenza d'azione situata in una voliera su Isla Sorna. Al di là di qualche buco di logica (a che serve una voliera sull'isola che non era destinata al pubblico?), questo scontro fra i volatili e il gruppo capitanato da Alan Grant (Sam Neill) funziona per un motivo molto semplice: nel contesto di un terzo episodio piuttosto deludente che non fa altro che riprendere stancamente gli elementi più riusciti dei capitoli precedenti, tale sequenza rappresenta l'unico vero lampo di originalità. Da non dimenticare neanche la versione "aggiornata" che si vede nel quarto film, sorta di rielaborazione preistorica de Gli uccelli di Alfred Hitchcock.
Jurassic Park III: lo Pteranodonte
14. Il cameo di Jimmy Fallon
Chris Pratt ospite da Jimmy Fallon per parlare di Jurassic World
Nel primo episodio John Hammond si vantava di non aver badato a spese, arrivando persino a convincere il noto attore teatrale Richard Kiley a prestare la sua voce alla narrazione della visita guidata del parco. In Jurassic World, l'idea di una celebrità coinvolta nelle attrazioni del parco è portata al livello successivo, nella sequenza in cui i fratelli Zach e Gray Mitchell (Nick Robinson e Ty Simpkins) percorrono una zona dell'isola all'interno di una girosfera. Le istruzioni di sicurezza del veicolo fanno parte di uno sketch comico di Jimmy Fallon, noto soprattutto in America in quanto veterano di Saturday Night Live e attuale conduttore del celeberrimo Tonight Show. Il suo cameo avrà più senso per il pubblico americano, ma rimane una bella frecciatina alla mentalità industriale dell'entertainment statunitense.
13. "Non andate nell'erba alta!"
Il mondo perduto - Jurassic Park: i raptor attaccano nell'erba alta
Una delle scene più cariche di tensione de Il mondo perduto: Jurassic park, e il grande ritorno in scena dei velociraptor, anche se si vedono poco. Dopo essere scampati all'ennesimo incontro con i tirannosauri, i cacciatori ingaggiati da Roland Tembo (Pete Postlethwaite) decidono di attraversare un campo d'erba alta per mettersi al riparo. Un errore che si rivela letale per la maggior parte di loro: mentre avanzano, vediamo cinque predatori avvicinarsi. E poi urla, ruggiti e la vista fugace della coda del raptor mentre questi divora la sua preda. Un ottimo esempio di ciò che Spielberg è in grado di fare quando non è costretto a ripetersi (cosa che accade durante lo scontro successivo con i velociraptor, ma quello è un altro discorso).
12. La morte di Dieter Stark
Il mondo perduto - Jurassic Park: Peter Stormare in una scena
Abbiamo già "visto" i procompsognati in azione all'inizio de Il mondo perduto quando aggrediscono una bambina, rendendo parzialmente pubblica l'esistenza di Isla Sorna e dei dinosauri (ma in realtà l'aggressione non viene mostrata, ne udiamo solo le conseguenze). Perciò è facile immaginare cosa succederà a Dieter Stark (Peter Stormare) quando questi si perde nella foresta e incontra uno di questi dinosauri piccoli ed in apparenza innocui. Ebbene sì, il sadico cacciatore fa una brutta fine: inciampa dopo aver cercato di scavalcare un ramo, al che i procompsognati gli saltano addosso e lo divorano vivo, mentre la macchina da presa si allontana mostrandoci il sangue di Stark che scorre nell'acqua. Una sequenza al contempo spaventosa e divertente, grazie alle doti comiche di Stormare.
11. Il T-Rex a San Diego
La più grande differenza fra il secondo episodio della saga e tutti gli altri è la presenza dei dinosauri nel nostro mondo. Nello specifico, un Tyrannosaurus Rex a San Diego, merito del bieco Peter Ludlow (Arliss Howard), nipote di John Hammond, il quale vuole aprire un Jurassic Park in California. Ovviamente, il rettile gigante decide di seminare panico e distruzione, radendo al suolo anche un negozio dell'ormai defunta catena Blockbuster. Da notare che fra le persone che fuggono alla vista del T-Rex vi sono anche dei turisti giapponesi, allusione evidente al franchise di Godzilla (il primo episodio, invece, citava apertamente King Kong).
Il mondo perduto - Jurassic Park: il T-Rex a San Diego
10. La morte di Dennis Nedry
Jurassic Park: un'immagine del dilofosauro
Difficile piangere il decesso di Dennis (Wayne Knight), un informatico della InGen che, per questioni pecuniarie, decide di tradire Hammond e mettere a repentaglio la vita di tutte le persone presenti su Isla Nublar. Una scelta che si rivela fatale per lui quando si perde e si imbatte in un dilofosauro, che prima lo acceca sputandogli negli occhi e poi lo azzanna quando cerca di fuggire in macchina. Non è la morte più spassosa per un personaggio odioso (quella è riservata all'avvocato Donald Gennaro, divorato dal T-Rex mentre è seduto sulla tazza di un gabinetto pubblico), ma certamente la più meritata, anche perché Knight, noto ai più come Newman, la nemesi di Jerry Seinfeld, dà a Nedry quell'aura viscida necessaria per renderlo simpaticamente detestabile. L'attore, fra l'altro, avrebbe espresso un parziale rimpianto per quanto riguarda la sua morte sullo schermo: per questioni di censura (Jurassic Park in America è PG-13), l'uccisione è stata attenuata rispetto al romanzo, dove Nedry viene addirittura decapitato.
9. I raptor "addomesticati"
Jurassic World: Chris Pratt tiene a bada i dinosauri in una scena del film
Aveva fatto alzare più di un sopracciglio l'idea di vedere nel quarto film un personaggio capace di addestrare e controllare i velociraptor. E invece l'idea funziona grazie a due elementi essenziali, entrambi evidenti nella sequenza in cui ci viene presentato questo strambo rapporto fra uomo e rettile: innanzitutto, il carisma e la bravura recitativa di Chris Pratt, il cui Owen Grady è allegro e al contempo serissimo, consapevole del pericolo cui va incontro ogni giorno; in secondo luogo, la rivelazione che i raptor, pur dandogli retta, rimangono dei predatori e potrebbero facilmente cercare di divorarlo un giorno o l'altro. Come scopre lo stesso Owen verso la fine del film, quando i raptor decidono di ubbidire a qualcun altro…
8. La metafora del canarino
Jurassic World: BD Wong è il dottor Wu
L'avevamo già visto nel primo episodio, dove spiegava che tutti i dinosauri di Jurassic Park erano femmine, e quindi teoricamente non in grado di riprodursi. Dopo ventidue anni, ritroviamo in Jurassic World l'attore BD Wong, sempre nei panni del Dr. Wu, scienziato al serivizio della InGen. A lui spetta una delle battute più memorabili del film, quando gli viene rinfacciata la creazione del "mostro" Indominus Rex. La sua risposta: "Il termine 'mostro' è relativo. Per un canarino, un gatto è un mostro. Noi siamo solo abituati ad essere il gatto." Un riassunto abbastanza autoironico in merito all'arroganza dell'uomo in tutta la saga, pronunciato da un personaggio intrigante che potremmo rivedere in un eventuale quinto film.
7. Mr. DNA
Jurassic Park: Mr DNA
Come ridurre al minimo tutte le spiegazioni scientifiche circa la creazione dei dinosauri residenti a Jurassic Park? La risposta: Mr. DNA, un simpatico personaggio animato - talmente popolare da avere diritto ad un cameo anche in Jurassic World - che in pochi minuti chiarisce i vari discorsi su zanzare, resina, frammenti di DNA ed uso di materiale genetico delle rane per resuscitare il T-Rex e compagnia bella. Oltre ad essere uno strumento narrativo efficace e memorabile, la sequenza permette anche a Spielberg di rendere omaggio a uno dei pionieri dell'animazione, Winsor McCay, noto per il cortometraggio Gertie the Dinosaur, realizzato nel 1914.
6. L'evoluzione secondo Ian Malcolm
Jurassic Park: Malcolm, Hammond, la dottoressa Sattler e Gennaro in una scena
Passato alla storia come un film d'avventura intriso di horror, il primo Jurassic Park è memorabile anche per la sua forte componente comica, grazie soprattutto a Jeff Goldblum nei panni di Ian Malcolm. Tra i suoi tanti momenti di gloria non possiamo non menzionare il suo brillante riassunto di quanto sta vedendo: "Dio crea i dinosauri. Dio distrugge i dinosauri. Dio crea l'uomo. L'uomo distrugge Dio. L'uomo crea i dinosauri." E l'impagabile commento di Ellie Sattler (Laura Dern): "I dinosauri mangiano l'uomo. La donna eredita la Terra."
5. T-Rex vs. Indominus
Jurassic World: L'Indominus Rex sbircia tra i cespugli
Per tutta la durata di Jurassic World, il dinosauro denominato Indominus Rex ci è stato venduto come il rettile più temibile in tutta la storia del parco ("Più grande, più spaventoso, più fico", come direbbe il nostro "amico" Wu): gigantesco, capace di mimetizzarsi e rimanere invisibile ai sensori termici… Insomma, un bel problema. Ragion per cui, per sconfiggerlo, Claire Dearing (Bryce Dallas Howard) fa l'unica cosa logica: liberare il T-Rex. Il vecchio si scontra con il nuovo (con un aiutino da parte dei velociraptor e del mosasauro, che dà il colpo di grazia all'Indominus), dimostrando la propria superiorità. A rendere ancora più emozionante la situazione per i fan di vecchia data è un dettaglio piccolo ma fondamdentale: il T-Rex in questione è lo stesso che ci terrorizzò nel primo episodio. Invecchiato, ma ancora re indiscusso della giungla (come ci conferma l'inquadratura finale del film).
Jurassic World: l'Indominus Rex in una scena del trailer
4. L'entrata in scena del tirannosauro
Presagito per gran parte del film, l'ingresso del Tyrannosaurus Rex non poteva che essere trionfale: mescolando abilmente immagini e suoni per mostrarci solo una parte del rettile prima che la minaccia si riveli in tutto il suo splendore, Spielberg costruisce una sequenza magistrale e carica di tensione, alleviata solo parzialmente dall'uscita di scena di Donald Gennaro. Grazie anche a questo debutto, il T-Rex è divenuto uno dei personaggi più amati della saga, ragion per cui continua ad apparire nei seguiti, anche se l'originale rimane imbattibile.
Jurassic Park: il T-Rex in azione sotto la pioggia
3. T-Rex vs. Raptor
Potevamo ritrovarci con un finale molto diverso: nella prima stesura del copione di Jurassic Park, lo scontro fra umani e velociraptor si concludeva con Alan Grant che si serviva dello scheletro appeso al soffitto dell'edificio principale per sconfiggere i predatori. Questa soluzione narrativa non convinse particolarmente Spielberg, il quale decise di dare un ultimo momento di gloria al vero eroe del film: il T-Rex. Eccolo quindi all'apice della gloria, al centro della stanza e circondato da ciò che rimane del sogno di John Hammond, a dimostrazione di quanto affermato precedentemente da Ian Malcolm: la vita ha trionfato.
Jurassic Park: il T-Rex irrompe nel Centro visitatori
2. I raptor in cucina
Jurassic Park: Raptors a caccia
Anche qui abbiamo a che fare con una figura annunciata a lungo - fin dalla sequenza d'apertura - ma sostanzialmente invisibile per gran parte della durata della pellicola: il velociraptor. E come il T-Rex, questo predatore spietato, che caccia in branco, ha diritto ad un momento da antologia, ossia la famosa sequenza della cucina. Un grandissimo gioco di ombre e suoni, quasi interamente realizzato senza trucchi digitali (i raptor erano degli uomini in costume nella maggior parte delle inquadrature) e impreziosito dalla bravura dei giovani Joseph Mazzello e Ariana Richards. Anche a distanza di ventidue anni, rimane un piccolo capolavoro del brivido.
1. "Benvenuti a Jurassic Park"
Jurassic Park: la prima apparizione del Brachiosauro
Impossibile dimenticare l'emozione provata la prima volta che si è assistiti a questa sequenza, sulla quale si regge gran parte dell'efficacia del primo film della saga. Eh sì, perché il punto di non ritorno, per quanto riguarda la sospensione dell'incredulità, era la prima apparizione in carne ed ossa - si fa per dire, ovviamente - della fauna di Isla Nublar, all'epoca una vera rivoluzione nel campo degli effetti speciali (una combinazione di CGI ed animatronics). Spielberg era consapevole dell'importanza di questo momento, e fa in modo che tutto funzioni esattamente come deve: la bellezza impareggiabile dei dinosauri, le facce stupite di Sam Neill e Laura Dern (bravissimi a recitare davanti al nulla), la musica trionfale di John Williams (inspiegabilmente ignorata in fase di nomination agli Oscar) e l'entusiasmo paterno di John Hammond, che parla con i due archeologi ma in realtà si rivolge al pubblico: "Benvenuti a Jurassic Park!"
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Gli Helheim sono forse la black metal band norvegese più rimasta in ombra, considerando che il debut è del 1995 e che hanno sfornato 11 album. La loro carriera non è però stata semplice; i primi due album, di culto, non godevano di buona distrubuzione e già da Blod & Ild i nostri si sono buttate su influenze death, su un black metal più brutale, digitale e via via sempre più dissonante. Questo lungo e poco fortunato processo metamorfico li ha praticamente spostati completamente dal folk, dal viking e da un certo tipo di epica. Il riscatto della band avviene circa al terzo cambio di logo, nel 2011 con Heiðindómr ok mótgang, anche se questo album è ancora molto incerto; è un disco progressive black metal, un po’ come fecero gli Enslaved con Mardraum e Monumension.
Il vero passo in avanti verso la riappropriazione di certi temi e sonorità avviene nel 2015 con raunijaR. Chitarre acurtiche, cori norreni, corni, tamburi. Tutto il tribalismo e lo sciamanesimo che ci si aspetta da una band che da questo momento in poi diventerà forse la migliore per quanto riguarda l’unione fra black metal e sonorità scandinave. Dopo l’intro, che ci cala perfettamente all’interno di una baia (vik) norvegese con canti e preparazioni, gli Helheim partono per la guerra con il brano raunjiaR. Black metal corposo, melodico, dai lunghi riff (un po’ in stile the Shadowthrone). Synth, urla e corni, portano il climax piano piano sempre in modalità crescente. Le successive due tracce, "Åsgards Fall III e IV continuano un concept iniziato nel 2010 quando le sonorità della battaglia in oggetto erano molto più violente e belligeranti. Ora, a livello evocativo siamo alla caduta degli dèi; impossibile non pensare ad Hammerheart e a Twilight of the Gods: i cori accompagnano le lente chitarre nella narrazione di una guerra persa sulla terra ma vinta per entrare nel Valhalla. Le chitarre sono limpide, precise, e quando i brani prendono tonalità più oscure, si può quasi ascoltare l’eco dei Gorgoroth e dei Taake (nella seconda parte della propria vita gli Helheim si sono sempre più legati alla band di Høst). In questi due capitoli, perfettamente legati l’uno all’altro si sente come una band folk-viking possa diventare progressiva senza abbracciare il lato psichedelico che invece hanno preferito i cugini Enslaved. Anche la lunga conclusiva "Ord", con i continui duetti fra chitarre in ovedrive + chitarre acustiche e urla + cori descrivono un mondo del passato davvero affascinante. Gli Helheim si scoprono gli unici narratori autorevoli di una storia lontana che vede da sempre ondate di guerrieri andati e venuti, ai quali bisogna tessere lodi e dedicare storie.
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Lady Oscar Festeggia il Suo 50° Anniversario: Scopri la Leggenda Rinasciuta e Leggi Gratuitamente il Manga Iconico!
In un universo manga in continua evoluzione, poche opere riescono a mantenere il loro fascino per cinque decenni, eppure "Lady Oscar" (Rose di Versailles) è riuscita a farlo con una grazia e una magnificenza senza pari. Questo capolavoro di Riyoko Ikeda, lanciato per la prima volta nel 1972, ha incantato lettori di tutte le generazioni con la sua trama avvincente che mescola storia, romanticismo e avventura. Immaginate di immergervi di nuovo nelle intricate trame della corte francese e nel tumulto della Rivoluzione, vivendo ogni emozione e intrigo attraverso le pagine di questo manga immortale, e tutto ciò senza spendere un centesimo! Il 50° anniversario di "Lady Oscar" non è solo una celebrazione del suo passato glorioso, ma una festa per il presente e il futuro di questa epica narrazione. I fan possono ora rivivere le avventure di Oscar François de Jarjeyes e Maria Antonietta grazie a una serie di risorse online che offrono l'accesso gratuito ai capitoli di questo manga iconico. Non è solo un'opportunità per riscoprire un classico, ma anche per esplorare un racconto che ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura popolare. Con eventi commemorativi, mostre e pubblicazioni speciali, il ritorno di "Lady Oscar" è una festa imperdibile per tutti gli appassionati di manga.
Manga gratuito su Mangagatto
Dopo cinquant'anni di successi e una continua evoluzione della sua influenza, "Lady Oscar" resta un faro di eccellenza narrativa. Ambientato durante la turbolenta Rivoluzione Francese, il manga segue la vita di Oscar François de Jarjeyes, una giovane donna cresciuta come uomo, e la triste storia di Maria Antonietta, la regina francese. La trama non è solo un racconto di eventi storici, ma una profonda esplorazione dei temi di amore, lealtà, tradimento e sacrificio. La narrazione di Ikeda è così avvincente che ha catturato l'immaginazione di lettori in tutto il mondo, diventando un punto di riferimento per le storie ambientate nel passato. Manga gratuito su Mangagatto
Il 50° anniversario di "Lady Oscar" è l'occasione perfetta per celebrare e rivivere questa leggendaria serie. Le celebrazioni sono in pieno svolgimento, con eventi speciali e mostre che rendono omaggio all'eredità del manga. Tuttavia, ciò che rende questo anniversario davvero entusiasmante è la possibilità di accedere gratuitamente ai capitoli del manga attraverso varie piattaforme online. Servizi come Mangagatto offrono una vasta gamma di contenuti manga gratuiti, inclusi i capitoli di "Lady Oscar", permettendo ai fan di tutte le età di riscoprire questa epica avventura senza alcun costo.
La capacità di "Lady Oscar" di continuare a influenzare e affascinare lettori anche dopo cinquant'anni è una testimonianza del suo valore e della sua qualità. Il manga ha contribuito a definire un genere e ha ispirato innumerevoli altre opere, creando un’immagine indimenticabile della Francia del XVIII secolo. La sua popolarità si estende ben oltre i confini del Giappone, avendo influenzato la cultura popolare in molti paesi e lasciando un segno duraturo nel mondo del manga. Manga gratuito su Mangagatto
Riscoprire "Lady Oscar" attraverso risorse gratuite online rappresenta un’opportunità imperdibile per i nuovi lettori e per quelli di lunga data. È un’occasione per esplorare un’opera classica e per rivivere le emozioni e le trame che hanno catturato i cuori di milioni di lettori. Con il 50° anniversario che celebra la rinnovata attenzione verso questa straordinaria serie, è il momento ideale per immergersi in questo mondo affascinante e per scoprire perché "Lady Oscar" continua a essere una leggenda nel panorama dei manga. Preparatevi a vivere un’avventura senza tempo e a vedere come questa storia intramontabile continuerà a ispirare e a incantare anche le nuove generazioni di lettori.
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“Post-Human Hells // Inferni Post umani” – di Stefano Donno– “Letture indipendenti – Segnalazioni”
Esce la nuova raccolta di versi Post-Human Hells // Inferni Post umani di Stefano Donno (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno) Un libro di poesie che è la narrazione in versi di un’apocalittica visione dell’era post-umana, definita in modo significativo “Inferno”. Venti poesie, tutte numerate, come venti brevi capitoli di un romanzo, ciascuno dedicato a un ambito delle più avanzate…
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Luca Viozzi - Il nuovo romanzo “Delitto sotto le torri 2 - Il terzo segreto”
Il commissario Salviati questa volta è alle prese con un caso intricatissimo e viene aiutato nelle indagini dalla giornalista Sonia Neri
“Delitto sotto le torri2 - Il terzo segreto” è il nuovo romanzo dello scrittore e professore Luca Viozzi, un giallo tutto italiano che ha come sfondo il lungomare di San Benedetto del Tronto, edito dalla Giaconi Editore e acquistabile sui principali stores digitali. Il libro è il secondo capitolo delle avventure del commissario Filippo Salviati, diventando un punto fermo per gli amanti del genere giallo. Un avvincente racconto colmo di colpi di scena, intrighi, enigmi, scritto con estrema cura e ricco di dettagli che accompagneranno il lettore in un’immediata immersione emotiva e sensoriale sin dalle prime pagine. Un giallo d’altri tempi, ma con una caricata letteraria contemporanea che crea un mix di tensione e colpi di scena degni dei grandi classici della letteratura italiana e internazionale.
Il commissario si dedica alla ricerca della verità sull'omicidio di un noto personaggio del luogo. La narrazione procede attraverso capitoli brevi e incisivi, in cui si alternano momenti di tensione ad altri di riflessione, senza mai perdere di vista il filo conduttore dell'indagine.
“Il terzo segreto” è un romanzo che in verità va oltre la semplice etichetta di giallo, toccando temi come il potere, il denaro e la morte, ma anche l'arte, la religione e le tradizioni locali. Attraverso questi elementi, Luca Viozzi offre una riflessione sul bene e sul male, sul sacro e sul profano, creando un'opera che è al tempo stesso un intrigante giallo e un profondo esame della natura umana.
Scopriamo di più
Un noto direttore di banca viene trovato morto sotto un ponte vicino alla torre Gualtieri a San Benedetto del Tronto. Molti i misteri che avvolgono la vicenda legati a un passato che nessuno conosce. L’autore orchestra mistero e intrigo in un romanzo che lascia il fiato sospeso. Non è un caso semplice, tanti gli indizi e i rimandi storici legati al territorio. Curiosità e aneddoti che arricchiscono il racconto. La straordinaria capacità di Luca Viozzi di dosare colpi di scena, lusso e giochi di potere, appassiona il lettore fino all’ultima pagina. Il finale è sorprendente.
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“L'odore del caffè amaro” di Raffaele Gatta, Robin edizioni. A cura di Rita Bompadre
“La prudente follia del riverbero emotivo” con questa premurosa e significativa espressione trascritta nell’intestazione, Raffaele Gatta spiega il suo romanzo “L’odore del caffè amaro” (Robin Edizioni, 2013 pp. 190 € 13.00). Si tratta di una raccolta di racconti articolata in un ordine di lettura di piccoli capitoli in cui lo strumento creativo della narrazione illumina la riflessione…
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fra Damiano Angelucci "L'inizio del compimento"
Domenica delle Palme anno B Mc 14,1-15,47 Il racconto della passione e morte di Gesù di questa domenica (delle Palme) si completerà con l’annuncio della risurrezione di domenica prossima. Gli ultimi capitoli della narrazione di Marco, primo a scrivere tra i quattro evangelisti, costituiscono in realtà il cuore e il fine di tutta l’opera: fine che era stato già sinteticamente annunciato fin dal…
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American Psycho - Bret Easton Ellis
"American Psycho" è un romanzo di Bret Easton Ellis scritto nel 1991. L'edizione da me letta è quella del 2014, pubblicata da Einaudi Editore. Il romanzo rientra in parte nel genere thriller ed in parte nella narrativa contemporanea. Infatti, la componente spazio-temporale è molto forte, tanto da prevalere sulla trama.
Il libro è ambientato negli anni '80 negli Stati Uniti, più precisamente a New York e si concentra su una particolare categoria di persone, un particolare status sociale, quello della alta borghesia e ne fa un affresco partendo da una trama prettamente thriller. La trama, appunto, si incentra su Patrick Bateman, un uomo di 27 anni definito come il ragazzo della porta accanto che lavora a Wall Street e, nel tempo libero, si diletta ad uccidere. Quindi, il romanzo in breve racconta le vicende di un serial killer, ma non è questo l'obiettivo del romanzo.
"Senti, dovremmo tutti poter fare esattamente ciò che vogliamo. Io voglio che tu faccia quel che vuoi."
Si provi ad analizzare attentamente il personaggio di Patrick Bateman: è un uomo che si confonde con i suoi colleghi, perché la classe sociale rappresentata è estremamente superficiale e non ha interesse nell'approfondire veri e propri rapporti. Questo comporta una sorta di generalizzazione di Patrick Bateman, perché egli può essere chiunque. Ovviamente, queste non sono le uniche informazioni che si guadagnano sul tale personaggio durante la lettura, infatti l'autore riesce a dipingere un quadro estremamente dettagliato di Bateman attraverso episodi sconnessi tra loro, ma che crescono di tensione con lo scorrere del tempo. Questi episodi non sono univoci, bensì si possono distinguere episodi sociali, ovvero tutti quei momenti in cui Patrick Bateman è inserito in un contesto sociale con i propri colleghi, che permettono di osservare l'interazione del protagonista con altre persone; episodi "psicopatici", molto esplicativi, in cui il protagonista commette atti violenti e omicidi; episodi generici, che descrivono la vita di tutti i giorni di Bateman, con i quali l'autore di approfondire diversi aspetti della società che sta trattando. Un esempio di questi ultimi sono tutti quei capitoli in cui Ellis si intromette nella narrazione per poter parlare di musica, di moda. Queste tre tipologie di episodi danno al lettore tutti gli strumenti per conoscere Patrick Bateman: un uomo narcisista, violento, metodico, nonché razzista, maschilista e omofobo, caratteristiche che lo accomunano ai suoi colleghi. Infatti, l'obiettivo dell'autore va oltre la narrazione degli atti di uno psicopatico, ma è quello di evidenziare e analizzare una precisa classe sociale, caratteristica che accomuna anche altre opere di Bret Easton Ellis. Si osserva, in questo romanzo, come già detto, come Patrick Bateman si mimetizza tra i suoi colleghi, per cui vale anche il viceversa: sono tutti uguali, si vestono nella stessa maniera, frequentano gli stessi luoghi e le stesse persone, nessuna persona tra loro spicca, si distingue, Bateman si distingue solo perché l'autore ha deciso di raccontare la sua storia. Questa somiglianza è presente soprattutto nelle ideologie di questi uomini: essi sono razzisti, maschilisti, omofobi. Ciò viene descritto direttamente tramite l'utilizzo di episodi diversi, con l'interazione con altre persone, l'interazione tra loro, come parlano delle donne, come le trattano, cosa dicono. L'intento di Ellis è, quindi, mettere in evidenza i lati negativi di una società che pensa di meritarsi tutto dal mondo, che pretende tutto e Patrick Bateman è solo un modo per farlo.
"Questa era la geografia intorno alla quale ruotava la mia vita: non mi era mai venuto in mente, mai, che la gente fosse buona o che un uomo potesse cambiare o che il mondo sarebbe potuto essere un posto migliore grazie a un sentimento o a uno sguardo o a un gesto, o al fatto di accettare l'amore o la gentilezza di un'altra persona."
10/10
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La dura vita della trincea: in un libro le storie quotidiane della Prima Guerra Mondiale
Di Pietro Nigro Di prossima pubblicazione "La dura vita della trincea", ultimo libro di Luigi, Elisa ed Eleonora Damiano che racconta le storie di chi ha vissuto la Prima Guerra Mondiale. La dura vita della trincea: in un libro le storie quotidiane della Prima Guerra Mondiale Sarà dato alle stampe la prossima primavera ma sta già facendo parlare di sé. Si tratta di “La dura vita in trincea. Silenzi e grida nella Grande Guerra”, libro scritto a sei mani da Luigi Damiano, Elisa Damiano ed Eleonora Damiano. Una storia che parte dalla Prima Guerra Mondiale ma che non parla strettamente di guerra. Una storia in cui non si racconta di tattiche, Armate, Divisioni, Brigate o Reggimenti, Battaglioni o Compagnie, ma in cui si narra di vita quotidiana al fronte ponendo in evidenza le fatiche a cui soldati di tutte le età venivano sottoposti. Una storia che mette in risalto il coraggio misto alla paura di quegli uomini, evidenziando quindi l’aspetto umano ed esistenziale di coloro che dovettero subire il dramma della guerra. Il libro racconta del ruolo avuto sia dal personale in uniforme che dalla popolazione civile, evidenziando anche l’apporto dato dalle donne rimaste a casa mentre gli uomini combattevano al fronte, dall’aiuto nei campi all’industria bellica, agli ospedali civili e da campo. “Con l’entrata in guerra l’Italia mobilitò milioni di uomini che dovettero fare i conti con una diversa idea di Patria, separandosi dai propri affetti e luoghi, alterandone lo stile di vita quotidiano e di conseguenza la salute mentale; essi andavano a combattere un nemico per la maggior parte di loro sconosciuto sottostando ad ordini assurdi e confidando in una veloce risoluzione del conflitto – spiegano gli autori - Il campo di battaglia divenne luogo di condivisione di dialetti, lingue ed usi e costumi diversi. Nonostante l’orrore della guerra, la nostra fortuna è stata quella di poter accedere a fonti orali e scritte come racconti dei sopravvissuti o diari ed epistole, sebbene filtrati dalla censura”. E questa storia spiega anche la nascita del concetto di ‘milite ignoto’: i campi di battaglia erano popolati da un’infinità di corpi di soldati uccisi ai quali non veniva data immediata sepoltura e spesso succedeva di non poter neppure riconoscere il caduto e quindi di dargli un nome. “Il libro – proseguono gli autori - racconta fatti e vissuti riguardanti paesi e popoli diversi, tra cui quello britannico, come ad esempio i bombardamenti degli Zeppelin sui cieli di Londra e Edimburgo e di alcune V.A.D. come Vera Brittain, Agatha Christie, Agnes Warner ed altre crocerossine, come pure di scrittori e poeti britannici come Alan Seeger, Isac Rosemberg, Joe McCrae, solo per citarne alcuni, per terminare con i Monumenti e i Sacrari, anche questi non solo quelli dedicati agli italiani. Al termine di tutti i capitoli sono inserite le trascrizioni di lettere o racconti di soldati o di civili”. Insomma, un vademecum che ha il sapore di testimonianza, per non dimenticare ciò che è stato e che ha cambiato per sempre i destini delle generazioni successive. Venti capitoli di storia del primo conflitto bellico di portata mondiale: dalla Bella Epoque a Caporetto, al ruolo delle donne, all’influenza spagnola, ai canti dei soldati, al trattato di pace, ai mutilati, i reduci e i sacrari (solo per citarne alcuni). E, vista la narrazione che coinvolge anche gli eventi bellici avvenuti in territorio britannico, l’obiettivo degli autori, all’indomani della pubblicazione, è quello di riuscire ad organizzare una presentazione del volume proprio a Londra, entro il 2024, possibilmente nel mese di Novembre, perchè cadrebbe nella ricorrenza dei 110 anni dall’ingresso in guerra del Regno Unito. Gli Autori di La dura vita della trincea Luigi Damiano, Comandante di Stazione dell’Arma dei Carabinieri (già autore in precedenza dei volumi “1915-1918. Aneddoti, scritti ed immagini dal fronte” e “1914-1918. Un mondo in subbuglio. Curiosità, Orrori e Idiozie nella Grande Guerra”). Pilota civile e paracadutista civile con licenza di paracadutismo con tecnica di caduta libera (e partecipazione a manifestazioni di specialità quali l’apertura per la pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolore). Elisa Damiano, psicologa clinica e consulente educativa e scolastica, abilitata al servizio di psicologia in farmacia. Specialista in psicoterapia psicoanalitica dell’infanzia e dell’adolescenza, pratica sia in Italia che all’estero (a livello internazionale e intercontinentale). Eleonora Damiano, insegnante di canto e musicoterapeuta, vocal coach, cantante di formazione classica appassionata di rock e metal. Presta la propria voce a diversi progetti power e symphonic metal. ... Continua a leggere su Read the full article
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Il tempo è compiuto
Domenica scorsa abbiamo meditato sull’incontro di Gesù con i suoi primi discepoli secondo la narrazione del IV vangelo. Questa domenica il medesimo episodio ci è narrato dal primo degli evangelisti, Marco, che ci accompagnerà per questo anno liturgico. Il brano si apre con due versetti che descrivono l’antefatto e inquadrano ciò che sarà narrato nei capitoli successivi: l’arresto del Battista –…
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Ant-Man and the Wasp: Quantumania, Un angolo di Star Wars nell'universo Marvel.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania, il film Marvel che ha aperto la Fase 5 dell'universo della Casa delle Idee, con Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Douglas e Michelle Pfeiffer.
Con la Fase 4 terminata e l'avvio della Fase 5, ho affrontato la visione di Ant-Man and the Wasp: Quantumania con l'idea e la voglia di capire se questo nuovo film Marvel possa essere anche un nuovo inizio e una ripartenza per un universo narrativo che ancora funziona. Alla regia troviamo nuovamente Peyton Reed, già regista dei due capitoli precedenti su Ant-Man, così come è confermato e ampliato, il cast davanti la camera da presa, da Paul Rudd ed Evangeline Lilly nei ruoli dei protagonisti del titolo, Michelle Pfeiffer e Michael Douglas, ma anche Jonathan Majors, di ritorno dopo la partecipazione a Loki come Kang, e Kathrine Newton nei panni Cassie Lang la figlia di Scott Lang/Ant-Man.
Ant-Man si aggiunge così agli altri eroi di casa Marvel che hanno raggiunto la quota di tre film in solitaria, candidandosi a divenire una delle colonne portanti del presente e del futuro dell'MCU, portandoci in un contesto narrativo che apre nuovi scenari importanti come il regno quantico.
Un segnale pericoloso dà il via alla trama
Ant-Man and the Wasp: Quantumania, una scena
Giocare col Regno Quantico non è di certo cosa da poco, ha i suoi pericoli e rischi, ma è quello che in qualche modo fanno Cassie e Hank Pym, nel costruire e sperimentare un dispositivo in grado di mandare segnali in questa microscopia dimensione intravista in altri film precedenti dell'universo Marvel. E quando si inviano messaggi e impulsi non si sa mai chi può essere in ascolto e di chi si possa attirare l'attenzione. E’ così che il gruppo si trova catapultato in quello stesso luogo in cui Janet Van Dyne è stata intrappolata per trent'anni, con un unico e pressante obbiettivo in mente venirne fuori e tornare nella nostra realtà.
Ant-Man, The Wasp e tutti gli altri
Ant-Man and the Wasp: Quantumania, Michael Douglas e Michelle Pfeiffer in una scena
I protagonisti di questo cammino salvifico sono uno dei punti di forza del film, affidati a un cast di primissimo piano che riesce a confermare solo in parte carisma e dinamiche già apprezzate in precedenza: Paul Rudd si conferma un ottimo Scott Lang, così come il valore aggiunto rappresentato da volti come Michael Douglas e Michelle Pfeiffer nei panni di Hank Pym e Janet Van Dyne. Se però colpiscono meno di quanto fatto nei precedenti film è perché la natura e l'impostazione del nuovo film sono differenti e si allontanano dalle dinamiche da heist movie del primo capitolo. Dedicandosi insomma in misura maggior alla componente avventurosa e action, con conseguente riduzione delle opportunità di dar sfumature alle figure in gioco, sprecando almeno in parte il gran potenziale del cast.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania, un'immagine tratta dal trailer
Un peccato perché anche le nuove aggiunte si rivelano di tutto rispetto, a partire da Kathryn Newton nei panni della figlia di Scott, Cassie, che sembra avviata verso un cammino importante all'interno dell'MCU.
Il mondo infinitamente piccolo di Quantumania
Ant-Man and the Wasp: Quantumania, una scena
Quello che si trovano ad affrontare Ant-Man e compagnia è un viaggio ricchissimo dal punto di vista visivo, in un Regno Quantico che appare vivo e pulsante, elaborato nella sua costruzione e popolato da diverse realtà in conflitto. Un vero e proprio nuovo ecosistema a parte, che va ad aggiungere un ulteriore livello all'Universo Marvel in termini di contesto narrativo in cui muoversi: dopo la realtà quotidiana da cui si è partiti, il livello cosmico in cui agiscono i Guardiani della Galassia e tutto l'ambito magico delle storie di Doctor Strange, si va ad approfondire un ulteriore piano d'esistenza e di narrazione. È vero che alcuni scorci e situazioni danno una sensazione di già visto. Ma è evidente l'attenzione con cui il Regno Quantico è pensato, immaginato e realizzato, con tutti i suoi diversi ambienti e personaggi, con alcune creature che meritano una menzione speciale e che saremmo felici di incontrare nuovamente in futuro.
Una Galassia piccina piccina
Ant-Man and the Wasp: Quantumania, una scena
Il risultato è un look e un tono che fa guardare al Regno Quantico di Ant-Man and the Wasp: Quantumania come un piccolo angolo di Star Wars nell'universo Marvel per le potenzialità e dinamiche narrative che offre e che offrirà anche in seguito. Quel che sembra mancare è una storia che potesse sfruttarlo al meglio e non trattarlo solo come un mero campo di battaglia per gli scontri che si verificano nel film, perché la ricchezza visiva non è accompagnata da altrettanta profondità e ampiezza nella narrativa: pur intrattenendo il proprio pubblico, Quantumania dà a tratti la sensazione di un episodio filler di una serie, aggiunge poco alla narrativa dell'Universo nel suo insieme e va piuttosto a completare quanto già introdotto nella serie Loki nell'aprire nuove strade verso il futuro. E un po' lascia l'amaro in bocca perché in altri progetti simili per natura ed esigenze narrative si è fatto di più negli anni passati.
Un film ricco dal punto di vista visivo, ma meno strutturato da quello narrativo. Interessante il lavoro fatto sul Regno Quantico e su chi lo popola, in una sorta di Star Wars miniaturizzato, ma questo primo passo della Fase 5 dell’MCU è solo l’avvio di qualcosa che sarà necessario approfondire in seguito.
Perché ci piace 👍🏻
- Paul Rudd e il resto del cast, che creano un gruppo affiatato che funziona e intrattiene.
- Il Regno Quantico è ricco, vivace e denso di situazioni e spunti.
- Un prima passo nella Fase 5 ci lascia con la voglia di andare avanti…
Cosa non va 👎🏻
- … forse avrebbe dovuto offrire di più sul piano narrativo?
- Ambienti e personaggi del Regno Quantico danno a tratti una sensazione di già visto.
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